SERGIO MARIANELLI

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MARIANELLI SERGIO

Elbano, disegnatore, tecnico di professione, e poi ancora poeta, fotografo, cineoperatore, pittore, ha colto il suo momento magico.
Nelle sue tele domina una scenografia cromatica di immediato e sicuro effetto.
Tutto si legge piacevolmente senza sforzo, perchè ogni cosa è al suo posto con ordine e compostezza messavi da una tecnica eccezionale, tecnica determinata dalla policroma attività del Marianelli che vede comunque il disegno quale principale artefice.

Dappertutto domina una staticità che vuole essere serena e contemplativa.
L'angoscia, il senso dell'incerto, l'irrequietezza non hanno luogo anche perchè Marianelli è natura dolce e serena "Da un articolo di Giancarlo Molinari della NAZIONE".
Sergio Marianelli è nato a Portoferraio nel 1948 dove vive e lavora, ha il proprio studio-esposizione in Via Guerrazzi al n. 75. Le sue opere sono presenti in tutta Italia, si possono trovare in collezioni private in Germania, Francia, Svizzera, Austria, Spagna, Belgio, Irlanda, Gran Bretagna, Inghilterra, Stati Uniti, Brasile, Austria.

Ha al suo attivo numerose personali e collettive. Fa parte del Gruppo Artisti Elbani con cui ha esposto nella Sala della Provincia nell'Agosto del 1979 e nella Sala delle Ghiaie nell'Agosto 1981. Hanno scritto di lui, Mario Montauti, Fortunato Colella, Giancarlo Molinari, Leonida Foresi, Gabriella Mattei, Gonni, Douglas Botting, Rinaldo Ricci, Antonio Manescalchi, Iolanda Martini. Le sue recensioni sono apparse su: Il Corriere Elbano, Il Giornale dell'Elba, Il Tirreno, La Nazione, Il Corriere della Sera, Pan Arte, Arte Grafica, Arte oggi. New York News

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Vorrei che questo mio fantastico mondo possa essere anche il vostro.
Dove la natura e i suoi personaggi vivono in armonia, fondendosi nella purezza di un'altra dimensione, senza odio, violenza o false ipocrisie.
Questo è il mio fantastico mondo, circondato da pareti di cristallo, lasciando trasparire ciò che è di più bello; la vita, così come è stata concepita da Dio, una vita, fatta di cose semplici e pure.
Nel mondo di oggi, dove le macchine, il cemento, la nuova tecnologia, distruggono in nome del progresso l'ambiente in cui viviamo: dove le guerre.
L'ipocrisia e la violenza, sembrano avere il sopravvento sulla natura: dove le montagne vengono sventrate, gli alberi abbattuti, le tradizioni dei nostri padri calpestate.
E siamo noi cosiddetti "esseri intelligenti- che intacchiamo le radici del mondo, illudendoci che si tratta della nostra sopravvivenza e in suo nome: uccidiamo, distruggiamo, calpestiamo tutto ciò che incontriamo sulla nostra strada! Noi che non rispettiamo ciò che Dio ci ha dato, cercando a volte di sentirci più grandi di Lui. Ma fino a quando potremo farlo?
Quanto potremo resistere, cosa offriremo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli, solo foreste di cemento, fiumi di veleno e nubi tossiche.
Ma è possibile non capire quanto male facciamo alla nostra umanità? Cerchiamo una volta tanto di riflettere, ravvediamoci, cerchiamo di curare le ferite di questo povero mondo, lasciamo dietro i nostri passi, sentieri sicuri, per chi verrà domani, spogliamoci dei nostri pregiudizi, incamminiamoci verso un mondo migliore; dove la natura è regina, dove gli alberi, il cielo e il mare sono incontaminati, dove gli uomini sono in perfetta armonia con l'ambiente e dove tutto si fonde in piena serenità in un'altra dimensione

Sergio Marianelli


Il passo che separa la grafica dalla pittura è un punto controverso che non di rado divide la critica, tentare il punto d'incontro è impresa ardua, ma non per questo meno appassionante. Sergio Marianelli, viene da una lunga esperienza di grafico ed oltre ad una tecnica ineccepibile, possiede anche un grande senso poetico, la fusione fra questi porta la sua creatività ad esplicarsi in quadri che vivono di contenuti pittorici pur condotti con linguaggio grafico.

Una pittura difficile da definire, ma suggestiva, personale e sapiente, volendole dare un nome potremo appellarci ad un iperrealismo dell'impressione. Un riconoscere con nitidezza le immagini che sono sulla tela. Il mare e chi vive sono i personaggi che Marianelli riporta sui suoi quadri, mostrandoci un mondo tutto suo, dove uomo e natura sembra abbiano finalmente raggiunto il tanto auspicato equilibrio ecologico. Un uomo ecologico, quello di Marianelli, nudo e con lo sguardo assente, vive a contatto del mare, immergendosi nell'eterno mistero dei suoi tramonti.

La sua pittura è realizzata con materiali poveri, ma i risultati sono suggestivi e non inferiori ad altre preparazioni più elaborate. I colori sono nuovi e personali, ma conseguenti a tutto un discorso pittorico, che non poteva tralasciare questo determinante elemento d'espressione, un altro carattere di primaria importanza nell'opera di Sergio Marianelli è la profonda armonia che regna nelle sue composizioni.

Gabriella Mattei


C'era una volta la Natura, il "Creato", che aveva in sé ed intorno bellezza, bontà, perfezione e di esse erano permeati gli animali, le piante, il mare e le pianure, le colline e le montagne.
Anche l'uomo. Almeno finché non si proclamò sovrano di tutto e di tutti, più sapiente, forte, intelligente di ogni altro.
Così cominciò la decadenza e la fine dell'armonia che aveva fuso uomini, animali, mondo vegetale nell'ambiente unico ed irripetibile.
Così, ebbe inizio la legge del più forte e quella della prepotenza, la selezione arbitraria, la distruzione idiota.
Ce lo racconta Sergio Marianelli quando con rabbia, con ironia ci dà la caricatura di questo "sovrano" impazzito, dalle mani e dai piedi mostruosi immagine deformata della sua presunzione.
Ma intorno a questo "re" folle gli alberi, le agavi, i gabbiani ripetono pur sempre la Natura vera, ancora la stessa che si rispecchia nella semplicità, nuda ed innocente, dei bambini e di coloro che del duro lavoro di ogni giorno vivono, che con questa Natura intrecciano ogni giorno rapporti intimi, quasi religiosi.
Gli uomini sono cambiati in peggio, ma non tutti. Forse, è un sogno, ma forse è possibile ancora che i pazzi guariscano.
Ed ecco la bella favola di Marianelli, oggi: lo stile si è addolcito, non ha più spigoli taglienti ed aspri, le figure riflettono una serenità malinconica, un pò triste, ma protesa verso la speranza o l'illusione che, nonostante quanto avviene, nulla è veramente perduto.
Quadri che narrano e trascinano pian piano, dal generale al particolare, ad una visione nuova, più limpida, più quieta, più luminosa della realtà.
Anche i volti non sono più anonimi, le figure hanno dismesso la maschera disumana.
Ora sono persone, come l'artista le immagina e come le conosce - ché ancora molte ve ne sono, -nell'umiltà e nella fatica quotidiana, quando ogni gesto è solenne e la parola è detta soltanto se necessaria.
A suo modo, e mirabilmente, Marianelli ci scopre il suo animo ed il suo amore e lo porge a noi con umiltà per indicare qual è la via da seguire perchè la favola non resti tale.

MARIO MONTAUTI

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Descrivere la pittura di Sergio Marianelli non è difficile perchè non assomiglia a quella degli altri autori e quindi non vi è pericolo di copiare o ripetersi.
Non si può dire che sia stato influenzato da altri pittori: Marianelli è maestro di se stesso e da questo trae la sua forza creativa.
Se egli non firmasse le sue opere, non nascerebbe il problema di sapere chi ne è l'autore, tanta è la sua creazione, e tanta è la sua impronta.
L'emozione che i suoi quadri suscitano va oltre l'immagine che vi dipinge, un'immagine chiara, ricca di riflessi e sfumature.
Le sue agavi vivono in essi così come i suoi personaggi.
La ritrattistica è un campo molto particolare e nei suoi quadri la summa di una personalità si afferra nella posa.
I suoi colori entrano nella pittura come elementi trasgressivi, esperienza della sua cultura pittorica, senza forzature o deformazioni.
Ama confondere i colori fra di loro, ma non ama mescolare l'immagine.
Guardando i suoi quadri, non c'è dubbio che è possibile apprezzare completamente l'armonia di tutti i tratti, inizialmente più geometrici, poi più arrotondati, morbidi, teneri.
Dove collocare la pittura del Marianelli? Difficile a dirsi, Marianelli pare vivere in un altro tempo, la tecnologia non sembra incanalata secondo stereotipi collaudati.
Marianelli non ha mai seguito mode: è sempre riuscito a mantenere la propria inconfondibile personalità, pur assoggettandosi volentieri a soluzioni di forma (di più) e di colore (di meno) man mano suggerite dai mutamenti culturali e sociali.

MAURIZIO POLI


Quando nell'agosto del 1978 Sergio Marianelli mi chiese i locali della Galleria "La Soffitta" per una personale, rimasi sorpreso. Lo conoscevo come ottimo disegnatore, ma non quale pittore, anche perchè mai si era mostrato in pubblico.
Avevo timore che la Galleria, ospitandolo, non ci facesse buona figura, ma per amicizia, aderii alla sua richiesta.

Le sue opere, fuori dello schema tradizionale per i soggetti e per la tecnica, non appena le vidi, mi piacquero istintivamente, purtuttavia pensavo che non trovassero gradimento tra il pubblico, abituato al consuetudinario stile dei pittori del Gruppo artisti elbani.

Invece fu il contrario, la mostra ebbe pieno successo e gli intenditori qualificati, espressero apprezzamenti proprio per quell'impronta nuova e personale dei suoi lavori. Sergio Marianelli, lo posso testimoniare con certezza avendo ascoltato i pareri dei visitatori della Galleria durante le successive mostre, ha avuto da allora un continuo, crescente, aumento di ammiratori, perchè con l'esperienza la sua sensibilità si è affinata e la innata istintiva potenza espressiva che porta con sè, è divenuta sempre più limpida e acuta.

LEONIDA FORESI


Marianelli in mostra a Brera
opere dell'artista inserite anche nelle pubblicazioni dell'Accademia

L'ARTE di Sergio Marianelli non è pittura ma grafica dipinta, come lui stesso tende a sottolineare. Un'arte acquisita da autodidatta, senza studio e maestri che, da oltre venti anni, dà bellissimi e coloratissimi frutti contrassegnati dall'originalità della tecnica. Le sue opere sono uniche in tutto.
Nei temi e nei soggetti raffigurati, nella tecnica certosina e inimitabile, nei colori utilizzati, che l'artista produce attraverso un impasto creato mescolando acqua calda e colla bianca da falegnami a minerali polverizzati, terre e pigmenti colorati, tutti "legati" insieme da una base di pittura bianca da muro. Applicare questi colori non è semplice, poiché la loro fluidità costringe il pittore a realizzare i suoi quadri sempre in posizione orizzontale, appoggiando la tela o il cartone telato su di un piano e aiutandosi grazie a schizzi e a foto (rigorosamente in bianco e nero), senza mai dipingere all'aperto con il cavalletto.
Forse è anche per questo motivo che quanto l'artista fotografa e poi dipige in studio viene rappresentato in maniera del tutto fantasiosa, scegliendo la le tonalità da attribuire al soggetto che sta prendendo forma tra le pazienti dita che, attraverso l'ineguagliabile tecnica e attraverso l'originalissimo uso colore, applicato con vari ritocchi a partire dal nero fino ad arrivare alla nuance più chiara, riesce a rappresentare il suo fantastico mondo, un universo di pace puro e incorruttibile, dove la natura regna sovrana.
La luce e i colori delle tele di Marianelli colpiscono in maniera diretta.
Le emozioni e le sensazioni che le sue opere generano risultano definite e nette come le figure che le animano, e i ricordi legati ad un luogo e a un personaggio ci assalgono, mentre scrutiamo i paesaggi e i ritratti realizzati dal pittore elbano.
L'Elba, poi, la sua amata isola, è ovunque: nei pini, nelle agavi, nei mandorli e nella macchia mediterranea, nelle torri e nei fari, nell'immancabile mare pescatori e nelle loro reti, negli "scalpellini" che lavorano il granito, nei pescatori di anguille di Vallebuia, in tutte le tonalità di verde e di blu di terra, raffigurazione dell'anima dell'artista, che forse simboleggia una dimensione diversa e più rassicurante. Una dimensione dove la natura e l'uomo vivono felicemente in simbiosi, dove non c'è spazio per l'odio e violenza.
Sergio Marianelli disegna da sempre, da quando bambino non voleva andare a scuola e amava così tanto il disegno da ricopiare ogni pagina (invece di leggerla) dei fumetti che gli venivano comprati e da passare in poco tenpo da ragazzo addetto alle commissioni, a progettista e disegnatore di tavole ( prospetti, nello studio di uno stimato geometra che, per primo, aveva scoperto l'enorme talento del giovane artista in erba.
Le mostre sono iniziate più tardi, nel 1978, quando per la prima volta Marianelli espose alcuni suoi lavori alla galleria "La Soffitta" di Leonida Foresi, senza mai interrompersi fino ad approdare oltre oceano. Oggi le opere di Marianelli fanno parte di collezioni private disseminate in tutto il mondo mentre, probabilmente il prossimo dicembre, i suoi quadri migliori verranno esposti anche a Brera.
La mostra si terrà presso una rinomata galleria d'arte il cui proprietario e docente dell'Accademia d'Arte della città che, una volta conosciuta l'opera e l'originalissima tecnica dell'artista elbano, è rimasto così entusiasta da organizzargli una prestigiosa personale e da inserire alcune sue opere in pubblicazioni di arte e pittura destinate a critici, intenditori e anche agli studenti dell'Accademia di Brera.

ELISABETTA LIBERI

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Spesso, l'arte, oggi, si presenta sotto forme incomprensibili, la contusione fra forma e contenuto è enorme. A volte un contenuto inesistente si tenta di camuffarlo con forme nuove, se tali si possono chiamare, o per lo meno diverse, insolite o, addirittura, validamente storpiate e falsate. Il classico castello di sabbia. All'improvviso, con un logorio sempre crescente, tutto si sgretola. Tutto questo per dire che bisogna costruire su qualche cosa di vero e di attuale. di esistente e che è in noi, nell'animo dell'artista. Sergio Marianelli è partito da questo presupposto, concepisce l'arte come un mezzo per offrire all'occhio umano una interpretazione della natura e dei sentimenti, ma lui stesso interpreta, traduce, analizza e sintetizza. Lui stesso, consciamente e inconsciamente con le sue tele si svela, narra, soffre e ci racconta tutta la sua vita, i suoi piccoli e, spesso, grandi drammi, il suo modo d'amare ed anche la sua insofferenza. E' opportuno un breve discorso sul colore o meglio sui colori utilizzati da Sergio Marianelli, sulla loro forza e potenza, spesso sulla loro violenza cromatica e, poi, all'improvviso, dopo furiose pennellate, ecco la dolcezza, la pace soffusa e tranquilla di certe sfumature, di certe penombre, di certe trasparenze, lotta di colori che, a volte, distrugge la personalità dell'artista, lo trascina, e gli fanno creare tele il cui mondo è rappresentato da elementi di sofferenza. Più evidente, più appariscente, più comprensibile, il mondo visibile, quello dei suoi meravigliosi paesaggi, delle sue feste pirotecniche di colori, dove la natura è regina, il fiume spadroneggia, il mare e il cielo imperano. Dove piante e fiori, cespugli e colline, boschi e pianure, narrano la storia della sua fanciullezza, forse spensierata, raccontano di corse affannose, di baci inesperti, di carezze trepide, ma anche di isolamenti improvvisi, di silenzi terribili dì meditazioni, di riflessioni, di rancori repressi, di immenso desiderio di vivere, di liberarsi da ogni vincolo, di non avere leggi da rispettare, di fuggire lontano, di essere veramente se stesso e senza alcun condizionamento, la gioia di vedersi, ogni giorno e sempre di più realizzato attraverso le sue tele il suo continuo impegno di ricerca e la malinconia di avere perduto qualche cosa di meraviglioso. Cosa cerca Sergio Marianelli con i suoi personaggi, con le sue spiagge, con quei sentieri che sperdono nella boscaglia, con quei fiumi che scompaiono dietro un'ansa, con quelle nuvole che sfuggono spinte da un vento che anche sulle tele si vede? Sono tutti questi, personaggi, sentieri, fiumi, spiagge, e nuvole, simboli che hanno una ben precisa rappresentazione e fra tutte il desiderio di evadere, di andare altrove, non importa dove, ma che sia un mondo nuovo, diverso, forse quello che l'artista ha sempre avuto o si è creato da tempo nel suo cuore e che è, senza dubbio, il suo vero mondo e il più sicuro. E c'è anche un velato ammonimento; quasi un desiderio di educare il fruitore a capire che ovunque vi sono esseri umani vi è arte, che ovunque vi è arte e ovunque insegnamento d'arte. E tutto questo non è da dimenticare, da accantonare per essere ripreso, ma vivere momento per momento, occasione per occasione, quasi farne una ragione dì vita, perchè nell'arte, quando essa è sincera espressione di sentimenti, si può trovare rifugio, protezione e la forza di continuare ad affrontare tutto ciò che la vita ci pone di fronte nel suo arco di luce terrena.

SERGIO TINAGLIA

Gli alberi e le agavi di Sergio Marianelli

Sergio Marianelli è un bravo pittore portoferraiese, o meglio "grafico", come lui stesso ama definirsi,che ritrae spesso nelle sue opere soggetti legati al paesaggio e alla natura e dunque anche al mondo vegetale. Non mancano, quindi, le agavi che crescono contorte sulle scogliere a strapiombo sul mare, con le loro vistose quanto singolari infiorescenze, i pini solitari dei promontori isolani, le tamerici delle spiagge, i mandorli, in primavera nuvole bianche di fiori nelle campagne.
Marianelli afferma di realizzare una grafica dipinta e tutti i particolari vengono eseguiti in linguaggio grafico. "E' un incontrotra la grafica e la pittura" dice l'artista. "Dipingo praticamente da sempre, ma ho iniziato ad esporre al pubblico nel 1978. I miei colori sono fatti con il minerale polverizzato e terre colorate.
Uso questi materiali anche per distinguermi dai miei colleghi pittori. I miei soggetti preferiti sono gli alberi, il mare, pescatori e tutto ciò che è legato alla natura". Marianelli ha lo studio Portoferraio in via Guerrazzi, Portoferraio, e afferma di esser attaccato allo "Scoglio" come I "lampade".
Ha spesso rinunciat ad esporre fuori dall'Elba prc prio per il suo stretto legame co l'Isola.

Piante & Arte

Emozioni d'Isola GIOVEDI' 13 AGOSTO, nello lo studio del pittore Marianelli, è stata inaugurata la collettiva "Incontri con l'Arte all'Elba" dei pittori Sergio Marianelli, Elvio Nardelli, Ciro Ranieri e Vincenzo Rogante. Elvio Nardelli è un autodidatta, che ha partecipato a varie mostre collettive e nazionali.
Nei suoi quadri riesce ad esprimere l'amore per l'isola natia con immediatezza; particolarmente emozionanti sono i numerosi paesaggi con il mare in tempesta.
Le opere di Ciro Ranieri trasmettono sensazioni ed emozioni attraverso un linguaggio ben preciso, con un'attenta cura dei particolari e delle sfumature dei soggetti, come nelle raffigurazioni della vita faticosa di pescatori e contadini o nelle immagini di paesaggi.
Particolare è, invece, l'arte di Sergio Marianelli, conosciuto ed apprezzato pittore elbano. Il suo estro artistico si spinge oltre la pittura: Marianelli diviene così anche poeta, fotografo, cineoperatore. Nelle sue tele domina una scenografia cromatica di immediato e sicuro effetto.
Ogni cosa viene raffigurata minuziosamente con tecniche quasi puntiglioniste, fatte di particolari minimi: foglie di pino, di agavi lungo le coste, di mare scintillante e di rosei fiori di mandorlo.
Nella sua pittura non esiste angoscia e irrequietezza, perché la natura è dolce e serena. Marianelli, come Ranieri, fa parte del Gruppo Artisti elbani e le sue opere sono presenti in tutta Italia, ma anche in Spagna, Austria, Brasile, Stati Uniti...Diversa è l'arte di Vincenzo Rogante, basata su una concezione artigianale del rame sbalzato.
Le immagini di fiori, navi, nature morte si assembrano agli smalti, creando composizioni d'effetto. La mostra terminerà il 31 agosto. LISOLA 21.agosto.1998


L'ISOLA 21.agosto.1998

Quattro artisti elbani provenienti da esperienze diverse, quelli che espongono in via Guerrazzi 75.
Si tratta di Ciro Ranieri, Sergio Marianelli, Elvio Diversi, Vincenzo Rogante. Marianelli, disegnatore, tecnico e poi poeta, fotografo, pittore è nato a Portoferraio.
Al suo attivo numerose personali e collettive.
Fa parte del Gruppo artisti elbani.
Elvio Nardelli, pittore autodidatta è nato a Rio Elba e residente Portoferraio.
Ha partecipato a varie mostre collettive nazionali e locali. E' citato nell'annuario toscano delle Belle arti. Ciro Ranieri è un campano.
Natino di Portici vive all'Elba da orma molti anni.
Scopri la passione per l'arte giovanissimo quando appena quattordicenne vinse un concorso intitolato «Napoli city».
Vincenzo Rogante è invece di Recanati ma risiede all'Elba da oltre trent'anni. E' un maestro della lavorazione del rame che diventa non un metallo funzionale a oggetto ma un quadro. IL TIRRENO 23.agosto.1998

IL TIRRENO 23.agosto.1998

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